Nell'era di internet, esistono banche "no profit" come l'italiana AIBULD, atte a donare, promuovere e diffondere il latte materno a chi realmente ne ha bisogno.
Come accade soventemente, forse troppo spesso, dove c'è possibilità di guadagno si cela il lato occulto della rete.
Con una vera e proprie ondata di vendite on-line, il latte materno è diventato un alimento e non solo per i bambini purtroppo.
In base ad un editoriale pubblicato sulla rivista Breastfeeding Medicine, la pratica di libera condivisione di latte materno tra madri, si è evoluto in un tanto fiorente quanto pericoloso mercato sulla rete di Internet, in cui questa preziosa merce viene venduta e comprata.
Sarebbe sufficiente questo fatto, per creare allarme e dissenso, ma c'è di peggio.
Infatti non solo questo "prodotto" viene venduto per sfamare i bambini, ma viene anche commercializzato come alimento "super naturale" per body builders ed atleti.
"Chiaramente, il latte materno è diventato un bene", ha detto Arthur Eidelman, redattore capo della rivista scientifica Breastfeeding Medicine.
Come le donne riconoscono il suo valore commerciale, "la donazione altruistica del latte materno offerto alle banche non profit del latte umano regolamentato (in Italia AIBLUD) è minacciata".
In conclusione l'editoriale ha lanciato un avvertimento: "Il latte materno acquistato su Internet può essere anche nocivo a causa della diluizione con latte di mucca o a causa di contaminazione batterica, sia per lo stoccaggio improprio sia per un'incorretta refrigerazione".
In circa 50 paesi sono nate diverse community, su Facebook e su altri social network, dove ci si incontra per trovare latte materno o per offrire il proprio.
In Italia, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, queste community sulla rete non raggiungono grossi numeri.
Certamente questa pratica non è esente da rischi e la sua diffusione tramite internet non è il luogo ideale.
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