Definito dalla rivista Nature come “un banchetto scientifico di prima qualità”, questo saggio ci accompagna in modo scientifico attraverso tutte le esperienze sensoriali di percezione del gusto.
John Prescott, professore di psicologia ed esperto di psicologia della percezione e delle preferenze alimentari, risponde con questo libro ai perché delle diverse predilezioni che ognuno di noi ha degli alimenti.
É noto che l’esperienza del gusto è di carattere prettamente personale e molto soggettiva, tant’è che l’espressione “Ognuno ha i suoi gusti” (che spesso mia figlia utilizza per farmi capire che desidera o non desidera fare una cosa, indipendentemente dagli altri) ha ormai acquisito una valenza molto più ampia del mero ambito gustativo sensoriale.
Dolce, salato, acido, amaro, umami, grasso, quanti sono in realtà i gusti?
Da cosa dipende il gusto?
Partiamo alla scoperta di questo senso, un senso forse meno
“nobile”, scalzato dal podio da altri sensi più "blasonati" ma che con essi interagisce costantemente.
Un senso con cui abbiamo a che fare ogni
giorno e che ci può inavvertitamente creare anche grossi grattacapi
nutrizionali.
Attraverso la psicologia, la genetica, la fisiologia, l’antropologia,
il libro ci porta ad esplorare i segreti che sono alla base della diversa percezione
sensoriale del gusto.
Perché pochi amano i cavolini di Bruxelles e perché invece a
molti piace la cioccolata, sono solo alcune domande a cui Prescott ci risponde
in modo esaustivo e scientifico.
Craving e neofobia alimentare, possono apparire
termini nuovi per alcuni ma definiscono solamente effetti che abbiamo
sicuramente già sperimentato; la voglia impellente e impaziente di un alimento,
un gustosissimo dolce per esempio, e la paura e disprezzo per alimenti nuovi
alla nostra vista. Tutti aspetti interessanti che meritano approfondimento.
Nella nostra cultura alimentare - Prescott spiega - siamo
abituati a mangiare per piacere più che per necessità perché il cibo è ovunque
e disponibile.
Questa alimentazione, definita dall’autore edonica, è un qualcosa che comunque ha
origini lontane, origini di carattere evolutivo, di quando il cibo era
consumato per necessità e non per piacere e che ci ha permesso di sopravvivere
e di arrivare dove siamo ora, sani e salvi.
Purtroppo o per fortuna, le cose nel frattempo sono cambiate
e questo carattere evolutivo sembra farci più male del previsto, in quest’epoca
di abbondanza.
Sono in aumento tutte le patologie legate alla cattiva
alimentazione come ad esempio l’obesità, tutte le malattie cardiovascolari, il
diabete, le sindromi metaboliche e molte altre.
Perché e come fare per salvarsi?
Scoprire e imparare come il nostro cervello reagisce agli
stimoli e memorizza le informazioni gustative attraverso tutti i sensi è un buon punto di partenza; leggendo
questo libro ci si ritroverà immersi in esempi, test, analisi e deduzioni che
spiegano in modo efficace come salvarsi senza rinunciare al piacere di un un buon
piatto e come imparare ad assaporare menù nuovi più salutari.
Un libro che personalmente ho trovato curioso, stimolante e
ben documentato.
Lo consiglio, come l’autore d’altronde, a chi si occupa di
cucina e vuole apprendere nozioni nuove per migliorare le proprie ricette, agli
appassionati dell’argomento ma anche a nutrizionisti e dietologi che potrebbero
trarre numerosi spunti per la loro attività.
Questione di gusto
in definitiva non potrà lasciarvi l’amaro in bocca, e chissà che leggendolo,
non possiate scoprire di essere dei supergustatori.
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