domenica 30 luglio 2017

Italiani a dieta tra falsi miti e autodiagnosi, un trend pericoloso

Dieta fai da te

Diete alla moda, diete fai da te, presunte intolleranze, boom di alimenti "toccasana", così purtroppo si stanno muovendo molti italiani in campo medico-alimentare. Il trend, fotografato dall' Osservatorio Nestlè e Fondazione ADI, porta alla luce queste nuove mode alimentari seguite troppo spesso dagli abitanti del belpaese.

In particolare la "dieta fai da te" sembra essere quella più in voga, su un totale di 55.000 italiani presi come campione dello studio, il 31% di essi riferisce di seguire questa particolare "dieta".


Di cosa si tratta?

Nello specifico, la "dieta fai da te" prevede che si faccia largo utilizzo di tutti quegli alimenti che spesso vengono definiti "toccasana" o "salva salute", alimenti come il the verde o la curcuma per esempio, alimenti noti per le loro proprietà antiossidanti o digestive. Chiaramente se un fondo di verità ci potrebbe pure essere, è pur sempre vero che la dieta deve essere considerata nel suo complesso e non nei singoli alimenti, che per benefici che siano non saranno mai in grado da soli di soddisfare le esigenze nutritive dell'organismo e di produrre quei risultati troppo spesso ed erroneamente definiti miracolosi. Anche perché la consapevolezza dell'importante ruolo della frutta e della verdura sta comunque venendo meno, sono effettivamente in calo le quantità consumate dagli italiani di questi preziosi alimenti.

Un altro aspetto non sicuramente positivo di questa tendenza sta nel sottovalutare l'importanza del medico di fiducia, solo il 16% del campione infatti lo ritene un punto di riferimento, per tutti gli altri praticare l'autodiagnosi in campo alimentare è cosa naturale e a parer loro coscienziosa e sicura.

Il commento del dott. Giuseppe Fatati è preoccupante "Questo dato deve farci alzare le antenne: il metodo di informazione e diagnosi non può essere quello del fai da te soprattutto se si considera che la percentuale di popolazione in sovrappeso continua a crescere (28% nel 2009 vs 30% nel 2016). Inoltre, l’autodiagnosi porta con sé i semi della cattiva informazione che è madre di allarmismi spesso esagerati  e senza fondamenta. Basti  pensare che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita del numero di pazienti  che dichiara di soffrire di improbabili allergie e/o intolleranze. Ad esempio, il 12% del campione dichiara di soffrire di allergia al lievito che, invece, non è scientificamente provata; e a pensarlo sono soprattuto le persone obese (17%) che dichiarano di avvertire gonfiore e spossatezza, apparentemente sintomi della presunta allergia. Troppa confusione e, quindi, la necessità di affermare con forza il ruolo primario degli enti di riferimento, delle competenze scientifiche, delle esperienze professionali, affinchè sia ricondotto al medico la diagnosi di reali patologie”.








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