Con il termine comunemente usato di “grassi” s’intendono
sostanzialmente una serie di elementi chimici più scientificamente chiamati
lipidi che sono normalmente contenuti negli alimenti. Chimicamente sono
l’unione di una molecola di glicerolo con una o più, fino ad un massimo di tre,
molecole di acidi grassi. Nella maggioranza dei casi, i grassi che assumiamo
con la nostra dieta sono formati da tre molecole di acidi grassi e prendono in
conseguenza il nome di trigliceridi. Altri lipidi che normalmente vengono
assunti con la dieta ma in misura relativamente inferiore sono i fosfolipidi, i
glicolipidi e il colesterolo (1).
In base alle caratteristiche chimiche che li compongono, e
più specificatamente in base al tipo di legame chimico con cui gli acidi grassi
sono formati, essi si possono dividere in grassi
saturi e grassi insaturi (2). A
loro volta i grassi insaturi trovano distinzione tra monoinsaturi e polinsaturi
(1).
Esistono altre classificazioni dei grassi in ambito chimico
e biologico, ma questa particolare distinzione è di rilevante importanza
nell’ambito alimentare, in quanto questa tipologia di grassi, ha effetti diversi
nonché diametralmente opposti sul nostro organismo, vediamo il perché:
I grassi monoinsaturi – sono i grassi da preferire, sono
contenuti in percentuale elevata nell’olio di oliva. La peculiarità di questi
grassi è che riescono a ridurre significativamente la quantità di colesterolo
LDL “cattivo” nel sangue, lasciando però inalterata la quantità di colesterolo HDL, più comunemente conosciuto
con il nome di colesterolo “buono”, in
quanto in grado di ripulire l’apparato cardiovascolare dal colesterolo in
eccesso.
I grassi polinsaturi – sono grassi che seppur non dannosi e
indispensabili, non andrebbero assunti in grandi quantità in quanto riducono
non solo il livello di colesterolo LDL nel sangue ma anche HDL, e quest’ultimo
come abbiamo visto ha effetti benefici sul nostro organismo. Questa tipologia
di grassi insaturi è comunque fondamentale per la vita, in quanto acidi grassi essenziali come l’acido
linoleico e alfa-linoleico fanno parte di questa categoria e una deficienza di
tali nutrienti può provocare problematiche come ritardo di crescita e lesioni
della pelle (1). Questi grassi si possono trovare in alte dosi nell’olio di
semi di lino, nell’olio di mais e nella maionese.
Di rilevante
interesse è anche la distinzione tra grassi
cis e grassi trans, fanno parte
entrambi della categoria dei grassi
insaturi ma è da sottolineare il fatto che i grassi trans si comportano a tutti gli effetti come grassi saturi e quindi dannosi per il
nostro organismo.
Questi tipi di
grassi si possono trovare in prodotti da forno come ciambelle, brioches,
cracker, nonché nelle patatine fritte (2). Sono largamente presenti nei
prodotti contenenti grassi idrogenati, il
processo d’idrogenazione dei grassi infatti, utile all’industria alimentare per
conservare e per stabilizzare meglio gli alimenti, porta purtroppo alla
formazioni dei nocivi grassi trans.
Il motto, per una
corretta assunzione di acidi grassi e di una corretta alimentazione quindi è il
seguente: meno grassi saturi, più grassi
insaturi, niente grassi idrogenati!
Conoscere questa
distinzione è di sicura utilità quando al supermercato andremo a leggere le
etichette degli alimenti che vorremmo acquistare, potremmo così soffermarci e
valutare la qualità e quantità di acidi grassi contenuti in ogni singolo
alimento.
Attenzione però
perché se è corretto bandire dalla
nostra tavola i grassi idrogenati, la stessa cosa non vale per i grassi saturi. Non troveremo infatti scritto nelle
etichette se vi sono contenuti grassi saturi, monoinsaturi o polinsaturi ma
bensì la quantità o meglio la percentuale presente di ognuno di loro. Difatti
all’interno degli alimenti che
regolarmente portiamo in tavola si possono trovare tutti i tipi di acidi
grassi, quello che da peso, ciò che rende un alimento preferibile e più “sano”
è il corretto rapporto tra questi lipidi.
Un esempio calzante
è quello dell’olio extra vergine di
oliva (EVO). In questa tipologia di olio si può trovare un più corretto rapporto tra acidi grassi rispetto
ad altri oli. In percentuale i grassi saturi sono rappresentati tra l’ 8,0% e
il 26,1%, i grassi monoinsaturi la fanno
da padrona con una percentuale che va dal 55,0% all’ 86,9%, mentre i
polinsaturi restano tra il 3,5% e il 21,0%.
Percentuali agli antipodi le si trovano invece nell’olio di semi di
palma dove i grassi saturi sono presenti per il 77,00 – 87,00 percento rispetti
ai grassi insaturi (3).
Questo rapporto,
favorevole agli acidi grassi monoinsaturi a discapito degli acidi grassi saturi
contenuti nell’olio EVO, fa di
questo prodotto un toccasana per la nostra salute.
Tra i vari acidi
grassi monoinsaturi presenti nell’olio EVO è presente in modo particolare
l’acido oleico al quale si possono attribuire numerose virtù curative: protegge
la mucosa gastrica ed è utile per coloro che soffrono quindi di ulcere
gastriche o duodenali, previene la formazioni di calcoli bliliari e
pancreatiti, aiuta nell’assorbimento di alcune vitamine e del calcio, moderatamente
lassativo, aiuta anche nella prevenzione di alcuni tumori (4).
L’olio EVO inoltre ha un elevato punto di
fumo, cioè produce fumo a
temperature molto più elevate di altri oli, cosa che lo rende molto adatto ad
essere utilizzato caldo in cucina.
Questo significa inoltre che l'olio EVO inizia a disgregarsi e perdere le sue proprietà chimico-fisiche a temperature più elevate rispetto ad altri oli.
Questo significa inoltre che l'olio EVO inizia a disgregarsi e perdere le sue proprietà chimico-fisiche a temperature più elevate rispetto ad altri oli.
L’olio di oliva,
l’olio di oliva vergine e altri prodotti più o meno puri dati dalla spremitura
delle olive mantengono anche loro molte di questi proprietà dell’olio
extravergine. Quest’ultimo tuttavia è sempre da preferire in quanto ha un
acidità inferiore, non superiore allo 0,8% per legge e un maggior apporto di
vitamina E. Inoltre il procedimento di spremitura controllato ne assicura le
massima qualità organolettica e gustativa.
Con tutte queste
caratteristiche l’olio EVO è di per sé
un nutraceutico, un alimento cioè in grado di offrire molteplici benefici
sul piano della salute al di là del solo aspetto nutrizionale.
Se pensiamo
inoltre che gli ultimi studi in ambito storico, indicano che con tutta
probabilità già nel XVII a.c. si era iniziato a produrre questo meraviglioso
nettare, possiamo renderci consapevoli
di averlo sempre avuto davanti a noi.
Ricordiamoci
quindi di portare in tavola questo prezioso alimento tutti i giorni, sempre con
la giusta dose, a crudo lo si può usare non solo per condire insalate ma anche per
dare un tocco finale a molte delle nostre ricette, senza preoccupazione alcuna.
(1) Nutrizione e salute -
Mary E. Barasi, Edizioni Mediche Scientifiche Internazionali (2003)
(2) Cucina e scienza- S. Colonna F. Guatteri, Hoepli (2008)
(3) COI, Consiglio Oleicolo
Internazionale, dati ufficiali
(4) C. Alarcon De La Lastra, M.D. Barranco, V. Motilva, J.M. Herrerias, Mediterranean diet and health: biological importance of olive oil. Curr Pharm Des. 7, 933-950, (2001)
(4) C. Alarcon De La Lastra, M.D. Barranco, V. Motilva, J.M. Herrerias, Mediterranean diet and health: biological importance of olive oil. Curr Pharm Des. 7, 933-950, (2001)
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